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Il tedesco: cronaca di una scelta azzeccata

Aggiornamento: 18 set 2022

Lingua indoeuropea del ramo occidentale delle lingue germaniche, il tedesco è parlato come prima lingua e riconosciuto come lingua ufficiale in Germania, Austria, Svizzera, Liechtenstein, Namibia (come lingua regionale) e nel Trentino-Alto Adige (come lingua minoritaria). Dopo l’inglese, è la lingua del gruppo germanico più diffusa al mondo.


I primi testi della lingua tedesca a noi pervenuti furono scritti in Althochdeutsch (antico alto-tedesco) in un periodo compreso tra il 750 e il 1050. Tra questi figura lo stesso Giuramento di Strasburgo, scritto in proto-francese e antico alto-tedesco e pronunciato nell'842 dai due fratelli Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, nipoti di Carlo Magno. L'Althochdeutsch era tuttavia una lingua fortemente artificiale legata ad ambiti religiosi e ricca di elementi dialettali della Germania meridionale misti a espressioni di derivazione latina. Non esistevano regole grammaticali e ortografiche e la struttura sintattica della frase era libera ed essenziale. Furono proprio questi limiti, da un lato, e le crescenti esigenze culturali della corte, dall'altro, a spingere per una lingua più articolata e differenziata. Dal 1050 al 1350, l'epoca dei cavalieri e della nobiltà feudale, la lingua entrò nella fase del Mittelhochdeutsch (medio alto-tedesco). Il centro della vita culturale era quello delle corti, dove si sviluppò una letteratura dal linguaggio sempre meno ancorato al latino e più vicino al francese. A questo periodo storico sono legati i nomi di importanti poeti come Wolfram von Eschenbach, che contribuirono ad arricchire la lingua, segnando così l'inizio della letteratura tedesca. Nonostante la sua crescente diffusione, il medio alto-tedesco rimaneva una lingua di pochi colti, anche perché il 95% della popolazione era analfabeta. Fu grazie alla diffusione della nuova tecnologia della stampa inventata da Johannes Gutenberg e alla traduzione della Bibbia per mano di Martin Lutero che il tedesco poté imporsi gradualmente sul latino e i dialetti germanici più antichi con il Neuhochdeutsch (nuovo alto-tedesco). La forma più moderna della lingua tedesca si consolidò quindi tra il XIX e il XX secolo con la definitiva fissazione delle regole della grammatica, dell'ortografia e della pronuncia.



La struttura della frase tedesca, la presenza di quattro casi (nominativo, genitivo, dativo e accusativo) e di tre generi (maschile, femminile e neutro) nonché le difficoltà poste da un lessico più distante dall'italiano rispetto a quello di altre lingue straniere studiate nelle nostre scuole (come l'inglese, il francese e lo spagnolo) sono tutti elementi che inducono a credere che il tedesco sia una lingua di nicchia, molto difficile da apprendere e acquisire. Prendendo però spunto dal sito di Mosalingua è importante tenere conto di alcuni aspetti interessanti della lingua tedesca:

1. Non ci sono gruppi di coniugazione, perché tutti i verbi hanno le stesse desinenze e si coniugano quasi sempre alla stessa maniera.

2. Non ci sono molti tempi grammaticali, diminuendo considerevolmente il numero dei tempi verbali da apprendere.

3. Esistono somiglianze lessicali con altre lingue europee. Parole come “die Butter”, “das Bier” o simili fanno subito pensare all’inglese, mentre altre parole sono di chiara origine latina, come nel caso di "Generation", "Alternative" o "Kapazität".

4. La costruzione delle parole è semplificata, poiché spesso il tedesco presenta delle lunghe stringhe che altro non sono che l'accostamento di parole più brevi. Un esempio tratto da Mosalingua è "Zimmertürschlüssel” (camera - porta - chiave), ossia chiave della porta (della stanza).

5. La pronuncia e l'ortografia sono facilitate per il fatto che il tedesco si legge pressoché così come è scritto. E questa è una mia aggiunta rispetto ai punti precedenti, proprio perché rispetto ad altre lingue di studio, quella tedesca è sempre stata la più chiara da questo punto di vista.


Ma perché il tedesco? Il mio rapporto - inizialmente conflittuale - con questa lingua germanica è iniziato nel 1994, perché la frequenza del Liceo linguistico a cui mi iscrissi era subordinata alla continuazione della prima lingua delle scuole medie (nel mio caso il francese), all'affiancamento del tedesco per tutti e cinque gli anni e all'aggiunta di una terza lingua a partire dal terzo anno (nel mio caso l'inglese). Probabilmente ispirata da bravi maestri - mi vengono in mente il prof. Krali del ginnasio e il prof. Taino di Scuola Interpreti -, sono riuscita a portare avanti lo studio del tedesco fino all'Università e alla controversa decisione di trascorrere un anno in Germania, nel distaccamento dell'Università di Magonza (FASK), a Germersheim. Ricordo che la mia famiglia non la prese benissimo, innanzitutto perché non avevo avuto modo di prepararli riguardo a questa possibilità (e io stessa ero combattuta per la lunga durata del programma di scambio) e poi perché tale decisione avrebbe comportato - di fatto - la perdita di un anno di studi a Trieste, non potendo far riconoscere che tre esami e mezzo (il quarto da integrare fu proprio il tedesco...) su tutti quelli previsti nel quarto e ultimo anno di frequenza. A parte il fatto che quell'anno accademico (2002/03) si rivelò per me straordinario dal punto di vista umano e interculturale, perché conobbi persone per me fondamentali, ma dal punto di vista linguistico e accademico ebbi la possibilità di confrontarmi con il tedesco e le sue difficoltà giorno per giorno, trovando un lavoro part-time e studiando per gli esami di Germersheim e per quelli da sostenere al rientro a Trieste. Ricordo a tal riguardo l'estate soffocante del 2003, quando mi trasferii temporaneamente a Trieste per dare alcuni di questi esami, tra cui francese e portoghese: fu un anno davvero inteso!


Nonostante le esperienze e le emozioni vissute in quel periodo, mi sono spesso interrogata sull'utilità del mio scambio Erasmus a Germersheim, temendo che la mia decisione mi avesse distolto dall'obiettivo di laurearmi quanto prima e di concentrarmi sulle mie prime due lingue. Alcuni anni dopo, però, ogni mio dubbio ha trovato risposta nella proposta di stage e poi di contratto vero e proprio presso Eurologos Milano, l'agenzia di traduzioni che per prima e per lungo tempo ha creduto in me, offrendomi un lavoro come revisore interno per la combinazione inglese-portoghese-tedesco <> italiano: fu allora che compresi di aver fatto la cosa giusta.

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